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PERSONAGGI DI POSITANO

L'"ESISTENZIALISMO" A POSITANO DI RUDY E VALI
Valerie Myers e Rudolph Rappold - Rudy e Vallì
 

Negli periodo del dopoguerra, a Positano era visibile chiaramente l'esistenza di alcuni fenomeni storici e culturali che si avevano in quegli anni; quali il fenomeno "hippy", l'"esistenzialismo", cui ritorneremo più avanti. Anni che sono stati fondamentali per la formazione culturale e turistica del paese, infatti fu un periodo di rinascita per Positano, dopo un lungo periodo di oblio che risaliva addirittura al sedicesimo secolo, quando la cittadina era un importante centro commerciale della Costiera Amalfitana.
In proposito, un giornalista di Positano, Luca Vespoli, identificava la scelta di vita di due ragazzi, provenienti da Parigi: Rudolph Rappold e Valerie Myers, in:"Gli ultimi Esistenzialisti nell'Eden di Positano", e così scriveva:

Gli ultimi Esistenzialisti nell’Eden di Positano

 PREFAZIONE

Per due esseri che vogliono vivere “secondo natura” per ritornare sempre migliori, come dice il grande Russeau, non c’è pace tra il verde dei boschi che circondano Positano. Questo testo, più che la storia, vuole essere una cronistoria dei dieci anni vissuti da Rudolph e Vali Rappold, nella terra ospitale, ma non tanto per colpa dei Positanesi, ma di tutta una bolsa burocrazia la quale apre gli occhi quando dovrebbe tenerli chiusi e li chiude quando dovrebbe sbarrarli. Vallì e Rudolph costituiscono ora, per i dieci anni della loro permanenza, un colore dei più belli del folclore positanese. Il loro esistenzialismo senza esibizionismo ma fatto tutto di spontanea semplicità, li ha resi oltremodo simpatici non solo alla quasi totalità dei Positanesi, ma ai numerosi turisti, molti dei quali si recano a Positano proprio per conoscere questi “Adamo ed Eva” del 1968 trapiantati a Positano e che hanno deciso di non più muoversi ricorrendo a tutti i modesti mezzi di cui sono in possesso, ma soprattutto alla protezione divina e di molte anime buone che hanno preso a cuore il loro caso. Siamo sicuri che le notizie da noi riferite riusciranno accette a tutti coloro che conoscono i coniugi Rappold ed a tutti quelli che nel movimentato secolo delle conquiste spaziali, le più ardite, desiderano trascorrere dei momenti in perfetta serenità di spirito a colloquio con la natura fonte di pace, di serenità, di tranquillità e di ispirazione poetica. Positano 1 febbraio 1968

CAPITOLO PRIMO

In ogni idioma, in ogni luogo, attraverso ogni sensazione si ritrova la voce di Dio che scrisse a lettere indelebili sui mari, sui cieli, sulle colline, sulle pianure, sui monti, sulle praterie, la parola universale: amore! Dalla lunga strada in interminabili ritorni fra mare aperto e rocce bibliche a strapiombo si arriva a Positano – sparsa ed adagiata dal mare alla collina – allargate in zone pittoresche per largo giro intorno: Chiesa Nuova, Pastiniello, Fornillo, Sponda, Riparlati, Arienzo, Marina ecc. Le montagne rocciose che si ergono in alto verso il cielo insuperabilmente azzurro e terso – come il pensiero divino – sono come un fondale meraviglioso dove al riflesso magico dei raggi solari si alternano luci ed ombre che inducono lo sguardo e pensiero a sogni di tempi trascorsi. La gente del luogo è simpatica, intelligente, ospitale e generosa. Accolgono festosi il forestiero che dà loro maniera di vivere ed hanno gesti di profonda comprensione, di solidarietà umana e delicatezza di sentimento che li rende amabili ed interessanti. Chiunque arriva, e vi sosta anche per poco, è preso dalla visione semplice eppure grandiosa che si rinnova ogni giorno in un prodigio miracoloso, avendo in sé realtà evidenti asconde un senso recondito eppure palese di poesia inesprimibile, che conquide ed incanta. E chi si allontana da Positano, dalla sua pace suggestiva, si porta nel cuore una dolce nostalgia di ritorno: perché il cuore affannato dell’inquieto e difficile vivere cittadino nella pace estatica che pare si respiri con l’aria pura e salubre, gli occhi affaticati, stanchi dal tanto guardarsi attorno – fra la calca – qui si riposano em ritrovano serenità di luce e di vita. I pensieri che fioriscono nell’incantato silenzio hanno la voce degli effluvi notturni di zagare, di gigli, di gelsomini, di rose, dello stormire lieve delle foglie, del cielo terso trapunto di stelle, dello sconfinato mare inargentato dai misteriosi riflessi lunari, alato di piccole vele bianche che vanno come i sogni e le speranze di ognuno, vaganti oppure fermi nell’anelito di rinnovazione. Gli occhi sono incantati in un perenne senso di gaudio, i colori sono tali – sia alla luce solare che lunare – per il prodigio dei riflessi così ricchi e molteplici che quasi danno, a volte, vertigine e stordimento. La spiaggia è lunga e spaziosa fra roccia e roccia, ma quante piccole incantevoli spiaggette in giro che si raggiungono anche a nuoto, le più vicine, e dove ci si sente lontani da ogni presenza come isolati su una isola incantata! Questo è il Paese dove cercano ispirazione e rifugio scrittori dai nomi conosciuti, artisti italiani e stranieri, pittori e scultori di ogni tendenza e di ogni scuola. Questa è la descrizione un po’ semplice, in verità, di Positano dove vogliamo ambientare la storia reale di due personaggi che, al pari degli altri, appena messo piede in questo originale centro, accostato l’incantevole paese ad una celebre massima maomettana:”Perché domandare un miracolo?”.

CAPITOLO SECONDO

Valerie Myers, Valì

Parliamo di Rudy Rappold e Vallì Myers; austriaco lui, australiana lei, entrambi positanesi di adozione fin dal lontano 1958. A Positano, come in altre zone, questi due personaggi non sono passati inosservati: lei tutta bianca con i lunghi capelli rossi sciolti e cadenti sulle spalle e gli occhi, due grandi e magnifici occhi, letteralmente “imbrattati” di bistro ed altro; lui secco e lungo con il codino alla “cinese” ed i baffi alla Gengis Kan. In questo modo conciati non potevano non passare inosservati. E la loro fortuna è stato per l’appunto il loro originale abbigliamento ed il vivere secondo natura. Vogliamo quindi parlare di questi due simpaticissimi personaggiche hanno, però, acquistato l’onore delle cronache solo per un caso spiacevole accaduto qualche anno fa quando qualcuno ha tentato lo “sfratto” contro i due da Positano, co l’intenzione evidente di chiudere definitivamente il capitolo sull’esistenzialismo apertosi nell’anteguerra. Ma proseguiamo con ordine. Dopoguerra francese: gli anni più interessanti dell’esistenzialismo, i più vissuti. Saint Germani des Prés: il filosofo Jean Paul Sartre, Juliette Greco, Yves Montad, prima maniera, erano i signori incontrastati di questo mondo. Le giornate trascorrevano in lunghe discussioni, le sere i discorsi continuavano nei locali notturni. In uno di questi, da nome “Tabou”, si esibiva una ballerina, Vallì, approdata a Parigi da Canterbury, Australia, dove era venuta alla luce il 2 agosto 1930, nella timoratissima famiglia del Signor Killiam Myers, possessore di un enorme capitale di pecore e cavalli, e della Signora Vera Bulforr. Vallì era una ribelle nata: aveva preferito l’eccitante vita dell’esistenzialismo a quella piena di agi ma, secondo lei, spaventosamente monotona della ricca proprietà terriera. Dopoguerra viennese: il cataclisma mondiale aveva lasciato tracce profonde non solo nella città, ma anche negli abitanti. La capitale era ancora occupata da truppe straniere. Qui abitava Rudy Rappold dove era nato il 3 aprile 1930 dal Signor Leopold Rappold e dalla Signora Termine Steinbauser. Rudy era un giovane studente in architettura quando incontrò Vallì ed indubbiamente si sarebbe fatto un nome nella sua professione, ma era insoddisfatto. Piovvero qui a Positano diversi anni orsono da Parigi. A Parigi si erano conosciuti e sposati. Personaggi beckettiani da “Finale di partita”. Di quel che è stato non hanno e non vogliono avere memoria. “Paris? Oh, tout c’est beaucoup loin…”. Ed anche il resto, per Rudy e Vallì, si perde nel ricordo. Sulle montagne intorno a Positano essi hanno cominciato la loro nuova vita; potrebbero; volendo, cambiare nome: se uno decidesse di chiamarsi Adamo e l’altra Eva, nessuno troverebbe da ridire o da ridere. Per la vita che fanno, per i principi che hanno, su un eventuale biglietto da visita, i coniugi Rappold potrebbero scrivere:”Adamo ed Eva nell’era dell’atomica”. A Parigi, quando Rudy e Vallì vi misero piede, imperversava l’esistenzialismo. Era, come già accennato in precedenza, l’epoca eroica di Saint Germain des Prés: al “Tabou” era ogni sera di scena l’allieva preferita da Sartre, Juliette Greco; in rue Saint Benoit dominava la “pantera” Annabel. Gli anni in cui Michel Morre, vestito da monaco, salì sul pulpito di Nòtre Dame per predicare il peccato ai fedeli durante la Notte di Natale, e Armoni Fèvre, in costume buonapartista, rispondeva al saluto dei passanti con uno stentoreo “Vive l’Empereur!”, e Jean Pierre Maury recitava poemi fra i tavoli del “Vieux Colombier” scandendo le strofe a colpi di pistola, come un pistolero del Vecchio West, e una notte si sparò su una coscia, diventando, da quel momento, zoppo. La notte trasformava Saint-Germain-des-Prés in una piccola Gomorra al centro di una Parigi sostanzialmente borghese e benpensante. In nome di un generico pessimismo, alcuni disadattati sociali, che certo non avevano mai tenuto in mano un volume di Fenomenologia esistenziale, davano la loro impronta a un epoca. Il “duffecoat” era la loro divisa. Calzoni di tela, maglioni neri e sandali, oltre che per evidenti ragioni economiche, furono adottati per una sorta di consequenzialità ad oltranza. Quell’abbigliamento, completato da un collare di cane o da una catena d’acciaio, la sporcizia radicale, le unghie masticate, volevano dire protesta contro il costume civile, contro la società basata su principi razionali che, dopo il trauma della guerra, stava per ricostituirsi. Protesta contro il costume civile anche la musica, una musica selvaggia, scandita a colpi di tamburo, una musica per individui decisi a frantumare i valori spirituali. In questa bolgia s’immersero a capofitto Vallì Myers e Rudy Rappold. La guerra era finita da poco ed avevano bisogno di stordirsi, di non pensare. Divennero “topi di cantina”, presero anch’essi atteggiamenti di crudeltà e di disincanto, azzuffandosi per un filone di pane, affettando egoismo assoluto, imbottendosi di vino rosso e, qualche volta di droghe. Anche per loro la vita era un salto disperato nel buio. E poi? “Oh, poi tutto finì….. uno dopo l’altro, i veterani del quartiere se ne andarono: cominciarono a battere strade che conducevano al teatro, al cinema, alla canzone, alla vita borghese. Juliette Greco e Anne Marie Cazalis si sposarono, Annabel si mise a cantare al “Carrol’s”, un locale lussuosissimo, altre rientrarono in buon ordine ad Auteuil o a Passy, altre ancora, con un foglio di via, in provincia o in campagna, e noi, dopo un po’….. oh, nous somme ici, vous voyez….. “. Ici, cioè su questa montagna, col cielo di sopra ed il mare di sotto, e fra cielo e mare Positano, dove Rudy e Vallì tentarono di dimenticare ciò che era stato e di ricominciare a vivere. Il Sindaco di Positano dell’epoca, Marchese Paolo Sersale, udendo questo discorso, disse a se stesso che tutti i gusti in fondo sono gusti. Aveva ad ogni modo ciò che faceva al loro caso: una casetta disabitata in cima alla montagna, ad un ora e più di cammino da Positano. Un posto dove i coniugi Rappold avrebbero potuto vivere magari vicino a Dio ma certamente lontani dal mondo. Solo che la casetta bisognava in qualche modo attrezzarla: mancava la luce, acqua, tutto, c’era anche il caso che dentro ci piovesse. Rudy e Vallasi guardarono negli occhi e, dal brillio delle loro pupille, fu possibile capire che erano lì lì per toccare il cielo con un dito. Si alzarono, dissero “merci” al Sindaco, e poi s’incamminarono verso il loro Eden. Rudy si guardò bene dal trasformarla: si limitò a farvi qualche riparazione per renderla abitabile. Per vivere acquistarono qualche capo di bestiame, alcune pecore, delle galline. Vallì, forte dell’esperienza acquisita nello sterminato ranch paterno, si prese cura degli animali. Cominciò così la loro esistenza primitiva, del vivere, cioè, secondo natura.

CAPITOLO TERZO

Ma, quando tutto sembrava che filasse liscio, ecco che qualcosa di inaudito ed inaspettato si abbatte sulla coppia:”Rudy e Vallì – come riportano i vistosi titoli dei giornali – che si definiscono “gli ultimi esistenzialisti della Terra” dovranno lasciare Positano perché giudicati indesiderabili”. Il fatto, accaduto nel marzo del 1966, lo raccontiamo attraverso le testimonianze dei vari giornali che hanno scritto sull’argomento: Il Mattino del 2 marzo 1966:”…Oltre a cani, gatti ed uccelli, i “due ultimi esistenzialisti” avevano portato sulla capanna in cima al monte, anche pecore, capre, conigli, galline, nonché un asino ed un corvo. Questo piccolo giardino zoologico di animali più o meno domestici aveva creato, a quanto sembra, non pochi danni alle colture della zona. L’asino e le capre, girovagavano sulle balze del monte che si affaccia su Positano, avevano mangiato diverse piante poste a dimora nel quadro del rimboschimento della zona. Gli uomini della “Forestale” erano intervenuti ripetutamente e poco tempo fa avevano anche redatto nei confronti della coppia un verbale di contravvenzione. Sembra che sia stato proprio ciò a far promuovere l’azione per il provvedimento che è stato adottato dalla Questura di Salerno. I Rappold dovranno lasciare Positano entro la fine del mese di marzo, a meno che non intervenga un provvedimento di sospensione. Molte persone che vedono nella coppia di “esistenzialisti” un richiamo turistico per Positano, si sono offerti di aiutarli per permettere loro di rimanere nella capanna in cima al monte, dalla quale si può ammirare “il panorama più bello del mondo”. Oltre a “Il Mattino” anche altri giornali e riviste hanno scritto sui coniugi Rappold più o meno le stesse cose. Citiamo ad esempio il Corriere di Napoli del 2 marzo 1966; il Messaggero del 2 marzo 1966; il Tempo del 2 marzo 1966; il Roma del 2 marzo 1966; il Roma del 3 marzo 1966; il Giornale d’Italia del 4 marzo 1966; il Corriere della Sera del 3 marzo 1966; il Paese Sera del 4 marzo 1966; l’Unità del 4 marzo 1966; il Tempo del 5 marzo 1966; lo Specchio n. 11 del 13 marzo 1966; ABC n. 13 del 27 marzo 1966; Grand’Hotel n. 1031 del 26 marzo 1966; Novella 2000 n. 13 del 27 marzo 1966; Tribuna Illustrata n. 120 del 20 marzo 1966 ecc. Nello stesso periodo (25 – 30 marzo 1966) si ebbe poi l’attesa notizia che i coniugi Rappold non avrebbero lasciato, almeno per il momento Positano. Il provvedimento era stato preso dalle Autorità di polizia avendo molte persone scritto al Questore di Salerno, al Sindaco della cittadina ed al Presidente dell’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo facendo presente che la coppia di esistenzialisti rappresentavano un sicuro richiamo turistico per la località. Vi furono, in quel periodo, dei giornali che fecero addirittura un censimento “pro esistenzialisti di Positano” come ad esempio la Tribuna Illustrata del 20 marzo 1966 tendende a dimostrare come la gente di Positano è sempre stata pronta ad assicurare che i due sono simpatici o (i più cinici) che “fanno gioco”. Riportiamo, in proposito, qualcuna delle interviste fatte proprio dalla “Tribuna” a persone di Positano: Alfonso Cinque, sarto:”La terra che occupano, prima la prendeva in affitto mio padre per far pascolare il bestiame. Ma ora non c’è più bestiame a Positano. Allora, perché non lasciano a Rudy e Vallì quel pezzo di terra? Ci hanno fatto la loro casa, e la casa è importante; si, è importante”. Vito Attanasio, Presidente degli Albergatori di Positano:”Io ero Assessore, quando il Sindaco era Paolo Sersale. Avevamo concesso loro una baracca a seimila lire l’anno. Ora, sembra che l’asina che sta con loro abbia rosicchiato la corteccia di alcuni alberi. E che si butta fuori di casa la gente solo perché la loro asina rosicchia gli alberi?” Maria Pisacane, gestrice di ristorante:”Ma sono dieci anni che questi Rudy e Vallì stanno a Positano; se ne accorgono solo adesso? E poi, potrebbero dirgli: pilitevi di più se volete circolare per il paese; ma non dovrebbero dirgli altro. Dovremmo, piuttosto, fare un po’ l’esame di coscienza noialtri”. Maria Fusaro, casalinga:”Il cibo per le bestie glielo danno i loro amici stranieri. Non hanno mai chiesto l’elemosina. Si: lui è architetto; perché non fa l’architetto? Però: sono fatti nostri o loro? E poi lei è una brava ballerina, fa piacere vederla ballare. Però, sono d’accordo: dovrebbero lavarsi di più e vestire meglio”. Luigi Barba, chef: “Guardi, per conto mio quelli non hanno mai fatto male a nessuno; per me, sono cittadini qualunque di Positano. Non sono assassini, hanno sempre pagato il caffè ed il vino che hanno consumato. Una sera Rudy e Vallì hanno mangiato nel mio ristorante e mi hanno lasciato perfino una mancia di 700 lire!” Alfonso Attanasio, albergatore: “Sono le due persone più gentili di Positano. Lei è una ballerina bravissima. Io lo so perché dirigevo un locale dove loro venivano spesso. Mai che abbiano provocato baruffe. Semmai anche personalità importanti venivano per vedere loro. Poi volevano salire a vedere la loro casetta e le loro bestie”. Da questo momento nasce il fenomeno “Rudy e Vallì”. Un fenomeno pubblicitario fomentato anche da tante dicerie, come ad esempio quello che voleva Vallì dipingere solo cadaveri, bare e croci mentre in realtà Vallì ha una grande venerazione per la Madonna e ne dipinge e scolpisce sul legno in numero abbastanza rilevante; oppure l’altra in cui si diceva che Vallì indossasse degli abiti racimolati negli scavi di Pompei! Ma nemmeno le malelingue ed il male precedentemente ricevuto dagli uomini della società moderna era riuscito ad intaccare l’amore dei coniugi Rappold verso gli uomini, gli animali, la natura. Così di proroga in proroga il provvedimento di espulsione non fu mai preso.

CAPITOLO QUARTO

Era trascorso solo un anno dal citato provvedimento, rientrato fortunatamente in extremis, ed ecco che ancora una minaccia di sfratto colpisce i coniugi Rappold. Siamo nell’aprile del 1967. Questa volta è il commissario agli usi civili di Napoli, Dott. Angelo Peluso, che indirizza una lettera al Sindaco di Positano e per conoscenza alla Prefettura di Salerno, con la quale chiede l’adozione dei provvedimenti del caso nei confronti dei Rappold. Scrive, tra l’altro, il Dott. Peluso:”Risulta a questo Commissariato che da circa otto anni nel demanio Porto, assegnato con decreto commissariale in data 28 luglio 1938 alla categoria A dell’art. 11 della legge 16-6-1927 n. 1766 e come tale soggetto agli usi civili essenziali del pascolo e del legnatico, e precisamente in una vecchia fornace abbandonata, si è installato, insieme con la moglie, certo Rudolph Rappold, di 37 anni, di Vienna, il quale, malgrado le ripetute diffide non ha fino ad oggi lasciato la località arbitrariamente occupata. Allo scopo di sanare tale irregolare situazione, codesto Comune dovrà procedere direttamente nei confronti dei Rappold in via amministrativa, oppure avvalersi dei mezzi ordinari di difesa della proprietà e del possesso, regolati dal vigente codice, promuovendo regolare giudizio”. Ancora una volta e fortunatamente la coppia riesce a salvarsi da questo secondo grattacapo dimostrando il puntuale pagamento annuo del canone di fitto della zona da loro occupata come da contratto stipulato a suo tempo.

CAPITOLO QUINTO

Ed in verità bisogna dire che ancora una volta la stampa italiana interviene a favore di questi “due santoni dell’esistenzialismo” salvando questi ormai famosi personaggi grazie, è il caso di dirlo, ai torti ricevuti. E’ malgrado tanto astio ricevuto, sia Rudy che Vallì non sono rimasti inoperosi per tutto il tempo delle loro grane, bensì hanno continuato la loro vita secondo natura e soprattutto badando ai propri fattori commerciali come la vendita, ad un editore tedesco, dei diritti su un libro riguardante la loro vita e girando, altresì, un film documentario intitolato “Vallì” che vinse il primo premio al XV festival del film svoltosi a Mannheim in Germania dal 10 al 15 ottobre 1966 e prodotta da Sheldon Rechelin su scritti di Diana Rechelin e Rudy Rappold. La giuria del festival, nel consegnare il premio, diede la seguente motivazione:”la pellicola “Vallì” mostra in modo delicato, impressionistico, due individui in una vita libera, come la sognano in molti ma che è difficile da realizzare nalla società di oggi”. Infatti la trama del documentario tratta del viaggio di una ragazza neozelandese che viene a Positano appositamente per conoscere Vallì e farsi consegnare da lei il talismano della felicità. In attesa la Neozelandese abita in una caverna vicino la capanna di Vallì seguendo da mattina a sera i dialoghi della “strega” con la natura ed i suoi famosi balli propiziatori. Vallì, dopo questa pellicola, avrebbe dovuto prendere parte anche ad un secondo film, ma le amare vicissitudini provate con questo secondo provvedimento hanno fatto abbandonare l’idea che pur le avrebbe reso indubbiamente un guadagno non indifferente.

CAPITOLO SESTO

Ed a proposito del secondo provvedimento di “sfratto” dobbiamo dire che vi fu, in quel periodo addirittura una interpellanza alla Camera dei Deputati e precisamente al Ministro dell’Interno Onorevole Paolo Emilio Tavianied al Ministro del Turismo e dello Spettacolo Onorevole Achille Corona da parte del Senatore Chiariello del Partito Liberale Italiano tendente a “conoscere quali sono i gravi motivi per cui da qualche tempo i coniugi Valery e Rudolph, noti come gli esistenzialisti di Positano, sono minacciati da parte delle autorità locali di sfratto da una povera capanna disabitata, pressocchè diruta e di accesso difficilissimo, in una gola di montagna e dove i due si sono rifugiati per condurre una vita eccentrica si, ma pacifica ed inoffensiva, e senza sollecitare aiuti da nessuno. L’interrogante fa notare che è perlomeno strano che lo Stato italiano consideri “indesiderabili” due brave persone che per la semplicità del loro vivere tanta simpatia stanno suscitando, oltre che nella popolazione locale, anche nel mondo intero e che tanto interesse stanno calamitando sulle genuine bellezze della Costiera Amalfitana”. Dobbiamo dire, in proposito ed a seguito della suaccennata interrogazione parlamentare, della dichiarazione fatta alla stampa dal Dott. Antonio Pinto, Presidente dell’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Positano, in cui tra l’altro dice: Questa Azienda fin dal primo sorgere della vicenda degli esistenzialisti di Positano espresse pubblicamente la propria solidarietà agli stessi ed il parere che dovesse essere revocata l’ordinanza con la quale la Questura di Salerno disponeva il rientro all’estero della coppia. In dichiarazioni rilasciate in precedenza, così come ora, sono sempre stato del parere che ai due esistenzialisti dovesse essere garantita la permanenza a Positano sia in considerazione della carica di simpatia che essi suscitano sia per l’evidente motivo di folclore legato al nome ed al modo di condurre l’esistenza. Tale posizione assunta dall’Azienda, sono convinto, provocò allora e speriamo anche ora, se non il ritiro dell’ordinanza, almeno la concessione di una proroga di soggiorno tutt’ora valida. Tengo ancora una volta a precisare che l’Azienda da me presieduta si augura che venga definito al più presto anche questa ulteriore ben nota questione e che i due esistenzialisti, rispettosi delle leggi dello Stato in cui sono ospitati, possono continuare a soggiornare a Positano”. E sempre in merito a questo secondo caso ed alla interpellanza dell’Onorevole Chiariello che in un articolo per “Il Mattino” del 18 maggio 1967 fu da me intervistato il Sindaco di Positano Comm. Andrea Milano. L’articolo, dal titolo:”Non c’è pace a Positano per gli ultimi esistenzialisti” diceva testualmente:”Non ancora si è spento l’eco del rinnovato odio contro Rudy e Vallì Rappold, gli ultimi esistenzialisti che dal dicembre del 1958 abitano a Positano e che tanto scalpore suscitarono lo scorso anno per il provvedimento di espulsione contro di loro. Ed appunto per calmare in via definitiva le acque, che abbiamo voluto sentire il parere del Sindaco di Positano Comm. Andrea Milano. “L’Amministrazione Municipale – ha dichiarato il Comm. Milano – considera questa nuova decisione, cui è estranea, un giusto provvedimento perché sana una situazione incresciosa. Infatti i Signori Rappold, un po’ per un comprensivo sentimento di zoofilia, un poco per procurarsi il cibo, cioè carne, uova e latte, hanno fatto nascere nella zona dove risiedono una vera Arca di Noè con un cavallo, due asini, pecore, capre, polli, oche, tacchini, un maiale e persino due corvi ed una volpe. Ed inoltre una quarantina fra cani e gatti. Che in una fattoria vi sia del bestiame è ben naturale, ma esso deve essere provvisto di stalle, pollai, canili, porcili e di cibo. Invece i due esistenzialisti lasciano tutti questi animali in assoluta libertà determinando, in tal modo, una grave quanto incresciosa situazione”. D.: Perché Signor Sindaco, questi personaggi che possiamo considerare “benemeriti” per aver accolto nel loro rifugio tutti gli animali sperduti di Positano, vuole “scacciarli” dalla località? R.: “Ho già detto in una mia precedente precisazione e ripeto ora che non sono le autorità locali che minacciano l’allontanamento dei due esistenzialisti di Positano, bensì gli organi regionali che hanno voluto tramite il Comune di Positano chiedere o la sistemazione del contratto di fitto o l’allontanamento ai coniugi Rappold. Il nostro Comune non ha alcun motivo di lamentela contro i due: vorrebbe vederli girare per Positano, pur nella loro qualifica di esistenzialisti, in una maniera più consona al costume del paese. Per il resto, come per tutti gli altri turisti di Positano, si è sempre lasciato ampia libertà anche ai tipi più originali i quali hanno sempre costituito un motivo di curiosità e niente altro più”. D.: Ed allora come la mettiamo con l’interrogazione presentata al Ministro del Turismo e dello Spettacolo da parte del Senatore Chiariello del P.L.I.? R.:”Non voglio entrare nel merito”. D.: I due esistenzialisti hanno chiesto la cittadinanza italiana, Lei è d’accordo? R.:”Per me va benissimo; potrebbero essere due voti in più nella prossima campagna elettorale…..”.

CAPITOLO SETTIMO

E si, infatti, i due esistenzialisti di Positano, stanchi ormai delle continue persecuzioni e stanchi soprattutto per essere considerati degli “intrusi” in un paese in cui vivono da dieci anni, hanno presentato al Ministero dell’Interno istanza tendente ad ottenere la cittadinanza italiana. Interpellati in proposito hanno dichiarato:”Siamo decisi a rimanere in Italia. Noi lotteremo fino allo stremo delle nostre forze per ottenere ciò che chiediamo, anche perché crediamo sia stupido il fatto di essere considerati degli stranieri in un luogo dove dovremo rimanere magari per…cento anni!” Indubbiamente la nostra epoca non è adatta agli eremiti: è quanto, credo, hanno pensato anche Rudy e Vallì, eremiti “comunali” di Positano. Eppure siamo convinti che questi giovani, romantici esistenzialisti di Positano, malgrado non abbiano, in dieci anni di permanenza in questo rinomato centro turistico del Salernitano, mai dato fastidio ad alcuno; malgrado il loro amore per la natura, per gli uomini e per gli animali (i venti cani circa; gli asini Finguala e Fany; il cavallo Assan; la volpe Foxy, il maiale Ramona ecc.) sembri essere qualcosa di smisuratamente grande, fatto di piccole cose nell’ambito proprio della natura, nascondono una verità ben più grave: la mancanza di un figlio tanto desiderato dalla coppia. “Vali ne vorrebbe almeno dieci – afferma Rudy – ma questa volta la natura non si è dimostrata amica con noi”. E’ trascorso così un altro anno e questi simpatici esistenzialisti sono riusciti, finalmente, nell’intento di rimanere vita natural durante a Positano sulla montagna fra cielo e mare a dimenticare le passate amarezze. CAPITOLO OTTAVO Ma che cos’è poi la loro, se non paura? Paura di ciò che è stato, e soprattutto di ciò che potrebbe essere. Le trombe del Giudizio, essi cedettero di udirle lo stesso giorno in cui la terra vibrò, in un angolo del Giappone, per lo scoppio di una bomba poco più grande di un arancia. Era, si disse, l’inizio di una nuova epoca: l’energia sprigionata da quell’ordigno aveva fatto piazza pulita di un intera città, ma, volendo, la medesima quantità di energia avrebbe potuto far viaggiare per un anno intero, senza soste, un transatlantico intorno al mondo. Il Male e il Bene a braccetto, dunque: entrambi a disposizione dell’Uomo, al servizio della sua buona o cattiva volontà. Valerie Myers e Rudolph Rappold dovettero chiedersi se si potesse e se si dovesse avere fiducia nell’Uomo. Eccoli qui belli e presentati questi due personaggi: lui in piedi su una gamba, come una gru, lei al suo fianco, bianca, eterea come una ninfa dei boschi. Intorno a loro capre, gatti, galline, oche, porci, cani, asini, cavalli. Felici? Felici – malgrado tutto – dicono. “Felici senza gas, felici senza luce elettrica, senza TV e automobili, senz’acqua corrente e whisky, senza libri da leggere e sigarette da fumare. Felici, disintossicati. Felici in mezzo a questi cani e gatti e galline e oche e maiale e capre. Le capre ci danno il latte, le galline le uova e gli altri ci fanno compagnia. Noi non uccidiamo”. Vegetariani. “La terra ci nutre e ci disseta, il sole ci riscalda. C’è bisogno d’altro? Ah, Diogene…..”. Come Diogene, Rudy e Vallì si accontentano dell’essenziale. Il resto – dipingere o scolpire – è hobby, non è essenziale. L’hobby è essenziale per chi ha perduto di vista l’essenziale. Un gioco di parole in fondo al quale si può forse trovare una verità: quella essenziale, dell’uomo. Come Diogene, Rudy e Vallì, cercarono di capire l’uomo. E qual è l’uomo? E’ quello messo in scatola, o quello in libertà? Difficile rispondere. “Oh, c’est difficile. Occorre fare una lunga esperienza, prima di dire questo è male, questo è bene”. Bene e male, male è bene. La coppia Rappold sta cercando di capire quale sia Dio e quale il Diavolo. Lo fa studiando l’uomo. Dio è amore e carità, e allora essi possono dire di aver incontrato Dio nella gente che sorride loro per le strade, benevolmente, nel sindaco di Positano dell’epoca che ha dato loro un rifugio e in tutti quelli che, come pastori di Betlemme, hanno portato su capre, gatti e galline. Dio è anche il sole che li riscalda, la terra che li sfama e li disseta. Questo è Dio. E il diavolo? “Oh, le Diable, ouì. Il Diavolo è il ricordo di Parigi, Jean Pierre Maury che sparava, e il vino, le droghe. E’ la tentazione che certe volte ci prende di scendere al piano. Questo e altro. Il Diavolo può essere anche un distinto signore che si arrampica fin quassù per proporci di andare alla “fiera dei sogni” a Milano, e ci promette milioni in cambio di un apparizione sul video. Può essere anche questo il Diavolo, le pare? E molti gli vendono l’anima…..”. Rudolph Rappold mette giù l’altro piede, allunga una mano a carezzare l’asino, ad un passo da lui e sorride. Circondato da tutti i suoi animali, sembra padre Noè in procinto di imbarcarsi sull’Arca. E’ un immagine che lo fa scoppiare in una gran risata. “Oh Noè, oh Noè!” Ride anche la moglie:”c’est possibile” dice, “è possibile”. Gli uomini non si vogliono bene. Tutto può succedere, tutto. “Le delange, ouì, il diluvio…..”. E il suo sorriso si spegne! Positano 1 febbraio 1968 - Luca Vespoli

Esistenzialismo a Positano, Valì, La Ninfa dei Boschi positanesi

 

 

Ninfa dei Boschi
...L'Esistenzialismo vuole che l'uomo si svegli dalla sua banalità quotidiana...
Che cos’è l’esistenzialismo: L’esistenzialismo è la risultante di una serie di filosofie che emerge negli anni trenta e raggiunge le sue elaborazioni più radicali negli anni cinquanta, ha le radici nella problematica husserliana.